Con un post su Facebook, la Sindaca Virginia Raggi ha confermato che sono stati stanziati 18.000.000 di euro per i progetti presentati da Roma Capitale al Bando delle Periferie 2016.
Il Comune di Roma si è piazzato al 22° posto della graduatoria con 75 punti. Il complesso dei progetti presentati dal Comune ammontava a circa 50.000.000 di euro, quindi due volte e mezzo quelli erogati dal Governo. Alla luce di questo stanziamento risulta evidente che solo parte dei progetti verranno finanziati. Eppure, nell'ottica di quanto riportato negli articoli di stampa, l’atmosfera che si respirava era quella di un finanziamento “totale” dei progetti. O meglio, sembrava proprio fosse così.
In realtà i segnali della compartimentazione dei fondi disponibili erano evidenti già nella delibera del CIPE che esplicitamente erogava fondi per 15 dei progetti portati dal Comune di Roma. Non indicava quali, ma definiva un perimetro sicuramente inferiore rispetto al totale dei progetti presentati.
Interpolando le informazioni della delibera del CIPE con la DG. 29 del Comune di Roma del 25 agosto 2016, sembra prefigurarsi l’ipotesi che questi numeri non siano un caso. Nella DG del Comune di Roma vediamo, infatti, che i progetti sono stati divisi in due grandi gruppi.
Il primo viene definito definito “prioritario” in quanto sostenuti da un maggior grado di definizione progettuale e/o procedimentale, l’altro è un gruppo che viene immesso ai fini della formulazione della richiesta di finanziamento e per le successive azioni di programmazione. In buona sostanza, quindi, questo secondo gruppo di progetti rientra nella categoria “vediamo se ce la facciamo”.
Il primo ambito cuba complessivamente circa 20.000.000€ e vi rientrano varie azioni:
- il sostegno a nuove piccole e micro imprese nelle periferie (4.342.000€)
- l’ambito Corviale (2.550.000€)
- l’ambito San Basilio (787.500€)
- una serie di interventi straordinari di recupero spazi pubblici di quartiere (piazze, parchi, giardini) in periferia fra i quali spicca, per il nostro territorio, la richiesta di finanziamento di 695.000€ per il Parco Sangalli e Largo Pettazoni.
Questo progetto, riprende le indicazioni che lo scorso luglio abbiamo riportato in un articolo pubblicato sul sito dell’Associazione e che ha il suo cuore nell’esproprio di 40 ettari di verde privato con cui estendere il Parco di Villa De Sanctis verso Via Labico, Via Acqua Bullicante, Via Artena.
Un intervento a nostro avviso di ampio respiro, capace di creare un’infrastruttura verde di grandissima importanza in un territorio con standard di verde pubblico pro-capite irrisori, una qualità dell’aria indecente, problematicità legate all’eccessiva impermeabilizzazione del terreno (dissesto idreogeologico, elevate temperature etc.).
Un intervento che mette definitivamente in sicurezza l’area che non più di 3 anni fa rischiava di essere sepolta dal cemento della variante del Piano Particolareggiato Casilino, aprendo la possibilità di avviare un piano di sviluppo territoriale fondato sulla valorizzazione del territorio e non sul suo consumo. Stiamo parlando, insomma, delle possibilità di creare il cuore verde (pubblico, libero, gratuito, ecologico) del progetto ecomuseale che, appunto, mette a valore quest’area offrendo la possibilità di valorizzare l’ingente patrimonio archeologico, antropologico, artistico, ambientale, paesaggistico e spirituale. Un progetto nato dalle comunità residenti, frutto di un lavoro di partecipazione durata anni, che ha coinvolto complessivamente centinaia di cittadini in un processo di riappropriazione del proprio territorio di riferimento.
Tornando ai documenti, al combinato disposto della delibera del CIPE e della DG del Comune di Roma, crediamo risulti evidente un indirizzo politico che privilegia alcune aree di Roma (che già in passato hanno avuto ingenti finanziamenti) e in via generale si muove nell’ambito della manutenzione e poco della progettazione e visione a lungo termine.
Non entriamo nel merito, ma ci permettiamo di far presente che non avviare l’azione di esproprio delle aree verdi nel Comprensorio Archeologico Casilino – vista l’assenza di una pianificazione urbanistica certa – di fatto crea un’autostrada per la cementificazione dell’area. Sono anni, infatti, che lottiamo per preservare quest’area da attacchi più o meno strutturati che hanno sempre i soliti nomi e cognomi, nonché i soliti mandanti.
Noi pensiamo che questa sia davvero l’ultima opportunità di salvare una delle ultime testimonianze dell’agro romano antico. L’ultima possibilità di investire nella qualità della vita di decine di migliaia di cittadini, guardando oltre l’orizzonte del quinquennio di governo.
Questa è davvero l’ultima chiamata a disposizione, non coglierla vuol dire assumersi una responsabilità umana, sociale, politica e storica immensa.
Di Claudio Gnessi
Presidente Associazione per l’Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros (pubblicato su ForumPa con licenza Creative Commons)